La Cura Dell’ipertrofia Prostatica: il Ruolo Dell’attività Fisica
Credo non vi sia la necessità di dimostrare a nessuno l’utilità dell’esercizio fisico. Molti stanno già riflettendo sulla possibilità di farne un potente processo terapeutico. Grazie ad anni di allenamento ho appreso la norma base: tutto deve essere fatto secondo le regole. Ovviamente, prima di essere messe in pratica, tali regole devono essere apprese (meglio sarebbe imparare da qualcuno, piuttosto che perder tempo in ricerche, e dalla propria esperienza personale soprattutto in termini di errori). Di seguito vi spiegherò in che modo si generino momenti in grado di produrre la guarigione durante l’attività fisica o, per meglio dire, di proporrò di analizzare l’attività fisica in sé. Vi fornirò una serie di consigli di comune utilità. Vi troverete tutto ciò, che è necessario. I dati fondamentali sono contenuti nel lavoro di analisi https://adenomaprostate.com/it/articles/7. Ma vi chiedo di leggere fino alla fine, non c’è nulla di superfluo nella successiva trattazione.
La salute inizia liddove si verifica un miglioramento innocuo e controllato della circolazione sanguigna. Ed è appunto questo il senso dell’educazione fisica. Non occorre inventarsi nulla. Ci sono la ginnastica, le camminate, la corsa, il nuoto. Un uso corretto dell’attività motoria nelle sue diverse espressioni sarà sufficiente per incamminarsi sulla via del recupero e, infine, coadiuvandolo con un regime dietetico moderatamente restrittivo, sarà possibile sbarazzarsi dell’adenoma alla prostata e di molte altre malattie. Sara possibile raggiungere lo stesso risultato senza il nuoto (capisco, che non sia accessibile a tutti), ma il percorso si rivelerà più lungo.
Non vi sarà alcun bisogno di sborsare molti soldi. E’ possibile scegliere in maniera assolutamente democratica l’attrezzatura, se non ne disponete di una particolare. L’importante è che risulti comoda per voi. Altrettanto facile è poi trovare un luogo, in cui allenarsi, caratterizzato da aria più o meno pulita. Forse qualche problema potrà darlo l’acqua. I bacini di acqua puliti sono ormai sempre più rari ed il nuoto non è possibile a qualsiasi temperatura. La soluzione ottimale è rappresentata dalla piscina. Il fatto, che la frequentazione sia a pagamento, non dovrebbe comportare la cancellazione di quest’attività fisica dall’elenco delle possibili varianti. L’effetto curativo più potente lo si ottiene con l’alternanza dei vari tipi di sport. Un giorno, al mattino, ad esempio, andate a nuotare e il giorno dopo, alla stessa ora, pianificate una passeggiata o una corsa. Tale varietà non produce pressione psicologica (lo spirito ed il corpo non chiedono di fare una pausa) e, inoltre, implica il coinvolgimento di diversi muscoli. E questo si traduce in aumento della velocità nonché in miglioramento della qualità della circolazione sanguigna. Ovvero, ciò che vi prefiggete di conseguire con l’educazione fisica.
La durata dell’allenamento dovrebbe essere ragionevolmente moderata. Scopo primario della vostra attività fisica è la guarigione, non certo il pompaggio dei muscoli. Un eventuale sovraccarico di attività porterà al malfunzionamento dei diversi sistemi dell’organismo, a crampi nei tessuti. E questi risultati, ovviamente, non possono essere definiti una cura.
Nei primi mesi mi allenavo mediamente ogni giorno per circa due-due ore e mezzo. Mi prendevo una giornata di riposo solo quando ne avevo realmente desiderio, al massimo una volta a settimana, ma anche con minore frequenza. Penso che questo sia il prezzo modesto, che si debba pagare, per affrancarsi dalla medicina tradizionale priva di senso ed una sorta di raffinata assicurazione contro quanti sostengono, che l’adenoma alla proposta è inguaribile. In seguito, con il migliorare della condizione fisica, sono riuscito a capire quando lavorare più intensamente e quando rilassarsi. E il piano di lavoro si è fatto meno duro.
L’espressione “verso le stelle passando per le spine” non si confà a questo articolo. Gli allenamenti non dovrebbero mai comportare un affaticamento, un malessere ed altre manifestazioni di disagio. Se questo dovesse accadere, la prima cosa da analizzare è la combinazione del movimento con la respirazione. Se una qualsiasi forma di attività muscolare vi procura una sensazione dimalessere, è il caso di interessarsi seriamente alla vostra salute e sottoporre l’organismo ad una diagnosi completa. Durante l’attività fisica non esitate a respirare in maniera corretta. Emblematica in questo senso è la ginnastica e il respiro al suo interno. Ma di questo parlo in maniera approfondita nel lavoro dedicato alla metodologia, pertanto non desidero qui ripetermi.
Nel caso di una corsa veloce i processi di inspirazione ed espirazione non devono prevedere il trattenimento dell’aria nei polmoni.
Durante il nuoto, invece, una piccola pausa da un’ampia inspirazione non potrà che far bene. E, del resto, difficile evitarla se ci si attiene alla regola dell’attività stessa. All’inizio i polmoni si dimostreranno piuttosto restii ad espirare in acqua, ma col tempo si potrà abituare i muscoli, preposti a farlo, ad eseguire il processo. Non ci si può privare dell’aria a lungo. Pertanto la pausa dopo l’espirazione dovrà essere breve e non dovrà in alcun modo appesantire.
Quando si cammina si ha di solito la possibilità di respirare a pieni polmoni, trattenendo l’aria. Dopo aver inspirato è bene fare una pausa più lunga. Dopo l’espirazione, invece, sarà sufficiente fare una pausa di qualche secondo, quanto basta a fissare il processo stesso di espirazione. So per esperienza, che molti si sforzano di effettuare una lunga pausa dopo l’espirazione. E’ un grave errore.
E non è poi così intelligente, quello che si fa con la forza bruta. In generale, per pregare Dio non è necessario rompere la fronte a pezzi. Gli eccessi non hanno niente di intelligente. Del resto, per pregare Dio non è necessario rompersi la fronte.
Come per imparare, anche per curarsi non è mai troppo tardi. Ma il curarsi con l’attività fisica è un processo particolare, che richiede uno specifico stato fisiologico. E se negli ultimi 25-30 anni vi siete ricordati dell’educazione fisica solo guardando in tivù trasmissioni sportive, o se i vostri problemi sono una conseguenza di abitudini nocive, allora sarà innanzitutto necessario sbarazzarsi di quest’ultime, per poi passare gradatamente ad impostare il tono muscolare e quello cardio-vascolare. Il cuore ed i vasi sanguigni devono percepire il movimento con beneficio. In ogni caso si tratta di una preparazione relativamente breve, credetemi.
Impegnatevi in una qualsiasi attività fisica solo dopo opportuno riscaldamento. E vorrei sottolineare con particolare enfasi, che la fase del riscaldamento deve essere pari alla metà del tempo complessivo, dedicato all’allenamento. Passi il fatto che, ignorando la natura del processo e le sue conseguenze, si rechi danno ad un muscolo della gamba non sufficientemente riscaldato, ma anche il cuore di fatto è un muscolo. Ed un inizio costantemente sbagliato può portare a conseguenze per esso imprevedibili.
Il nuoto, la corsa e la camminata dovrebbero essere praticati non solo a stomaco vuoto, ma anche a vescica svuotata.
Ed ora due parole in merito ad una regola, che non sono stato io ad inventare (avrà probabilmente qualche migliaio di anni), e che ho applicato con particolare beneficio. Tale regola consiste nella regolamentazione del ritmo. In termini scientifici è l’alternanza del ritmo aerobico con quello anaerobico. Un ritmo più lento è sostituito per breve tempo da uno più veloce e così di seguito. E’ la regola, insomma, che io ho chiamato “più veloce-più lento”.
Questo tipo di sollecitazione genera un aumento della contrazione muscolare che, a sua volta, produce un maggiore impiego di ossigeno e la sua iniezione possente nel sangue determina una forte accelerazione (cioè del sangue) per l’alveo muscolare. Poi il beneficio si diffonde per l’intero organismo. E’ la cosiddetta peristalsi dei vasi sanguigni o, anche, un metabolismo particolarmente benefico, che prevede una maggiore quantità di reazioni ossidanti, in virtù delle quali i vasi sanguigni sono sottoposti ad un intenso processo di eliminazione di tutti gli ostacoli (cioè le placche di colesterolo), che nel frattempo si sono depositati al loro interno.
E’ impossibile, e peraltro pericoloso, mantenere a lungo un’attività intensa, pertanto il ritmo va successivamente ridotto. Con l’esperienza mi sono convinto del fatto, che il ciclo ” più lento” non è meno importante del ciclo “più veloce”. E, se durante la fase di movimento lento si imparerà anche a rilassarsi in maniera completa (abbassando il tono muscolare), allora si potrà ottenere da questi processi il massimo beneficio.
Di seguito vi fornirò una serie di possibili esercizi da fare camminando o correndo, così il tutto vi sia più caro. Scegliere quali siano meglio per voi e, conseguentemente, metterli in pratica è un fatto puramente individuale, che dovrà tener conto della condizione fisica di ciascuno.
- Una camminata tranquilla si alterna ad una veloce. La durata dell’accelerazione dopo il riscaldamento è breve, non deve superare i 100 metri (tutto in funzione della vostra forma fisica), riposo e piena respirazione potranno essere recuperati durante la passeggiata tranquilla. Ripetere il ciclo. La distanza da coprire così è di circa 3 – 3,5 chilometri, in seguito potrà essere maggiore.
- Camminare normalmente, passare poi allo jogging (o ad un ritmo più veloce) e nuovamente alla camminata, approfittandone per riposare fino a che il respiro non sarà completamente ristabilito, dopo di che iniziare a camminare a ritmo sostenuto e ripetere il processo. La durata dell’accelerazione è di 50-100 metri (tutto dipende dal tipo di sollecitazione, a cui il corpo è sottoposto, e dalla vostra forma fisica). La distanza complessiva da coprire è la stessa. Se non avrete la possibilità di allenarvi allo stadio (che è peraltro meglio) e intorno a voi ci sarà gente, che vi osserva, il vostro modo di fare sembrerà alquanto strano. Vi consiglio pertanto, come prima cosa, di alzare la mano, fare un cenno di saluto, fregarvene di tutto, non prestare attenzione a nessuno e dare inizio all’allenamento. Personalmente considero l’esercizio 2 più efficace dell’esercizio 1.
- Per quelli con una maggiore preparazione. Una corsa, nella quale le accelerazioni sono alternate ad una ritmo meno sostenuto per recuperare appieno la respirazione. La distanza da coprire in questo caso è di 2-3,5 chilometri. L’ideale è riuscire a compiere 4-5 accelerazioni nella seconda parte del percorso (dopo il riscaldamento).
Consiglio di terminare un qualsiasi tipo di allenamento, o una qualsiasi distanza coperta, con la massima accelerazione.
Una corsa a ritmo invariato è indubbiamente una cosa buona, ma è di scarsa efficacia. I due primi esercizi non sono intercambiabili con il terzo. Se siete nelle condizioni di sostenere una corsa, sarebbe opportuno durante la giornata trovare il tempo anche per una passeggiata, così da riuscire a coprire la norma giornaliera di 6-7 chilometri. Se, invece, vi è più consona la camminata, allora sarebbe meglio effettuarne un paio, percorrendo ogni volta 3 chilometri, oppure tre o quattro, ma mai una volta sola per coprire una distanza di 6 o sette chilometri. La regola base consiste nel far seguire un rilassamento qualitativo dopo ogni accelerazione e viceversa.
Al fine di evitare problemi, è consigliabile in fase iniziale tenere sotto controllo il proprio organismo (fino a quando i valori non entreranno in sintonia con le sensazioni e non le avrete fissate nella memoria). Monitorate il battito. La regola base è: 220 meno l’età. Per esempio, se avete 50 anni, la frequenza cardiaca massima deve essere in media di 170 battiti al minuto. Ha effetti indubbiamente benefici un aumento del battito cardiaco, in seguito ad accelerazione, del 70%-75% rispetto all’indicatore base (120 battiti, ad esempio). Ma non vi consiglio di non andare oltre tali valori. E il battito dovrà normalizzarsi del tutto nell’arco di 25-35 minuti (anche questo in funzione delle sollecitazioni, a cui l’organismo è stato sottoposto, e della loro durata).
Al termine dell’allenamento misurate la temperatura corporea. Quello dello stato termico dell’organismo umano è un indicatore ad oggi di difficile interpretazione e non analizzato fino in fondo. Di norma si dovrebbe verificare un abbassamento della temperatura. Ed anche significativo, di uno o di un grado e mezzo (è un segno assolutamente positivo). Stando alle mie osservazioni, il calo della temperatura corporea indica un buon livello di ossigeno nell’organismo ed un miglioramento della circolazione sanguigna.
Gli esercizi, che ho fin qui proposto, sono accessibili a tutti, anche alle persone anziane. Pertanto non è il caso di usare la vecchiaia e la debolezza fisica come pretesto per sottrarsi all’attività. Non è la debolezza, che fa piagnucolare, bensì la pigrizia. Una qualsiasi sollecitazione può essere regolata. E una volta, che avrete iniziato, vi renderete conto che non si potrà considerare attività fisica terapeutica un qualche farmaco sintetico, sulla cui confezione per annebbiarvi la vista scrivono “cura il 98% dei pazienti”, così da evitare di essere tormentati poi dai curiosi e da quanti non sono guariti (di solito il 98%). E neanche il medico, che afferma di potervi guarire in un mese (nel migliore dei casi per un mese vi riempirà la testa di stupidaggini). Nel caso dell’attività fisica otterrete un risultato al 100%. In presenza di un’attività fisica regolare la circolazione sanguigna non potrà mai rallentare e i vasi sanguigni restringersi. E’ impossibile. Sarebbe un po’ come affermare, che il fiume scorre verso l’alto. Quel che conta è la volontà.
In merito all’educazione fisica dannosa. Ve ne è e, purtroppo, viene promossa essenzialmente tra i giovani. Quando ci si allena con i pesi (pesi, manubri, bilancieri, attrezzature per il fitness), la contrazione muscolare assume un tono molto forte. I vasi sanguigni piccoli e grandi, che rivestono il tessuto muscolare, traboccano letteralmente di sangue. L’accelerazione impressa alla circolazione sanguigna stimola la crescita dei tessuti. E dopo qualche tempo si produce un processo contradittorio assai particolare: i tessuti, cresciuti in volume, iniziano a comprimere i vasi sanguigni, da cui appunto traevano l’alimento per la crescita. E’ una compressione tutt’altro che benefica, destinata in seguito a generare crampi distruttivi. Per iniziare sarà diagnosticata l’ipertensione, che a sua volta comporterà l’insorgenza non di altri gravi problemi, tra cui quelli alla ghiandola prostatica. Assumere gli steroidi non potrà che accelerare l’insorgenza degli effetti più nefasti. Ho avuto modo di parlare con molti giovani, che hanno compromesso la propria salute per amore dello sport (persino con un ragazzo di soli 22 anni). Sono rimasto sorpreso dal loro modo di pensare. A volte ho dovuto profondere non poche energie per dimostrare la natura dannosa del “ferro”. Comune a ciascuno di loro era la frase “perché questi problemi sono capitati proprio a me?” Non risponderò a questa domanda…In età adulta ed avanzata i pesi non servono assolutamente a niente ed il caso di fare a meno anche di traverse e sbarre, qualora un tempo se ne facesse uso. Sarà sufficiente quello, che vi propongo nel lavoro metodologico “Senza adenoma della prostata” (https://adenomaprostate.com/it/articles/7). Ecco, dovrete cercare di infondervi la convinzione, che bisognerà mai maneggiare una qualsiasi cosa in maniera inappropriata. Con il tempo potrete disfarvi anche di pesi ragionevoli, di quelli che ad esempio riguardano l’attività casalinga o connessi alla necessità di fornire aiuto ai propri cari.
Con stima, l’autore del sito, Plotyan G., Krivoy Rog, Ucraina.